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Le donne sono la forza economica emergente del pianeta

di Caterina Ruggi d'Aragona

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5 marzo 2009
Monica Regazzi - foto Giò Belli

Le donne saranno la nuova forza economica del pianeta. Con percorsi più o meno accidentati, stanno conquistando posizioni anche in ambiti per tradizione di presidio maschile. E nel frattempo esercitano sui consumi un potere decisionale sempre più determinante. Peccato che il mondo che le circonda non ne sia ancora sufficientemente consapevole.
Il "gentil sesso", insomma, ha conquistato il "portafogli", ma paradossalmente mancano strategie di marketing incentrate sulle sue esigenze. È la conclusione dello studio di Boston Consulting dal titolo "What women want", che analizza i mutamenti nelle condizione di lavoro e nella vita privata delle donne e le loro influenze reciproche.
Secondo le stime BCG, il 65% delle famiglie nel mondo affida oltre il 70% degli acquisti alle donne. Rispetto alle statunitensi (che hanno il controllo sul 73% dei consumi), le donne italiane (che gestiscono il 59% degli acquisti familiari) hanno potere decisionale meno forte; ma comunque la loro capacità di spesa è pari a 400 miliardi di dollari.
«Il nuovo potere decisionale sui consumi è una conseguenza diretta della forza economica raggiunta dalle donne attraverso una combinazione di formazione, esperienza e ambizione». È l'opinione dell'autore dello studio, Michael Silverstein, senior partner BCG con sede Chicago, esperto di marketing. Questi annuncia «La tendenza verrà accelerata dalla crescita della popolazione di lavoratrici, che tra cinque anni passeranno dal miliardo attuale a 1,2 miliardi e accresceranno il loro reddito, attualmente pari a 9 mila miliardi di dollari, di 5mila miliardi».
Monica Regazzi - foto Giò BelliSembra paradossale rispetto allo loro capacità di spesa: le donne, in Italia come nel resto del mondo, si sentono pressoché ignorate dal mondo degli investimenti (insoddisfatta il 70% delle intervistate), delle banche (per il 65%), delle assicurazioni vita (per il 54&) e dell'automotive (per il 52%). Ed è almeno curioso il fatto che le categorie sotto accusa siano proprio quelle maggiormente colpite dalla crisi. «Nell'attuale congiuntura, le donne sono impegnate a far quadrare i bilanci familiari e per risparmiare – riferisce Silverstein – stanno scegliendo, in molte categorie, prodotti a minor costo. In particolare, le italiane stanno sotto-spendendo in telefonica mobile, noleggio auto, pay tv, assicurazione auto, viaggi aerei e rifornimenti alimentari».
Le buone notizie non mancano. BCG rivela che nel 2030 le donne americane guadagneranno più degli uomini e che già ora le 30enni in carriera a New York guadagnano il 17% in più dei colleghi maschi, il 20% in più a Chicago. Altra storia nel nostro Paese. «Per i prossimi dieci anni – riferisce Silverstein – le italiane continueranno a sentirsi svantaggiate economicamente, professionalmente, politicamente e socialmente. Però ci aspettiamo che il loro reddito passi dagli attuali 115mila miliardi di dollari a 300 miliardi di dollari entro il 2013».
Prima e unica donna su 18 partner BCG, Monica Regazzi percepisce alcuni segnali per essere ottimiste. «Sempre più aziende recepiscono l'importanza della diversità – afferma – e avviano iniziative specifiche per incentivarla. Dal canto loro, le giovani sono sempre più consapevoli delle loro potenzialità». Regazzi, 40enne lombarda, laurea alla Bocconi, partner BCG da un anno in un settore tipicamente maschile quale quello dei servizi finanziari, ritiene che la forza economica delle donne e il loro peso sui consumi rappresentino un circolo virtuoso. «Per esperienza, posso dire che le aziende che hanno business rivolti alle donne richiedono eccellenze femminili nei loro team», dice. Sull'idea della consigliera nazionale per le Pari Opportunità Alessandra Servidori, secondo cui le "donne formichine", per attitudine prudenti nei consumi, abbiano concorso al mancato scoppio della bolla finanziaria, è cauta. Comunque Regazzi riferisce che un terzo dei decisori finanziari sono donne e che, negli investimenti finanziari, esse hanno maggiore consapevolezza delle potenzialità di rischio e maggiore desiderio di comprendere.
Dallo studio BCG risulta che le donne lavorano tanto, a casa (la responsabilità assoluta della gestione familiare ricade sul 58% della popolazione femminile americana e sul 78% di quella italiana) e fuori (il 51% delle donne lavora tra le 40 e le 60 ore settimanali, il 18% sfora le 60 ore). «Hanno bisogno di un aiuto», sottolinea Silverstein, e aggiunge: «Le aziende dovrebbero recepire le potenzialità di spesa delle donne e rispondere con strategie di marketing focalizzate su di loro». Monica Regazzi aggiunge: «Le donne hanno esigenze multidirezionali che vanno dalla protezione della famiglia (studio dei figli, assistenza agli anziani, previdenza a lungo termine) alla chiarezza, competenza e affidabilità sui finanziamenti e, in ogni circostanza, ottimizzazione dei tempi. Chi riuscisse a capire e a rispondere a questi bisogni si conquisterebbe una fascia di clientela che si sta delineando in maniera sempre più forte e che ha un grado di fedeltà molto più elevato rispetto al consumatore uomo».

5 marzo 2009
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